mercoledì 28 novembre 2012

Cancerogeni vs Dieta


Viviamo in un modo in cui, con una frequenza inaudita, veniamo bombardati da molte notizie riguardo cibi, sostanze chimiche e prodotti industriali che vengono considerati cancerogeni, ovvero dei prodotti che aumentano l'insorgenza del cancro in un individuo sano. Amianto, benzene, nitriti e via discorrendo fanno parte di un lunghissimo elenco di sostanze poste nel mirino dei media e della critica, in particolar modo se strettamente collegati all'industria alimentare e quindi alla nostra dieta.
Essere sottoposti all'azione di un agente cancerogeno è paragonabile ad una pistola carica puntata alla testa; possiamo considerarlo come un evento che ci prepara, rendendoci maggiormente suscettibili, all'insorgenza di un qualsiasi tipo di tumore.
Studi condotti negli anni 70' nelle Filippine e riprodotti successivamente dal dott. T. Colin Campbell, a contorno del più vasto “Progetto Cina”, hanno evidenziato quanto sia importante l'alimentazione. Sfruttando l'analisi su delle cavie, di cui era possibile controllare l'esposizione ad un cancerogeno (aflatossina) e la dieta, si ottennero dei risultati unici.


Durante il primo studio il gruppo di ricerca notò come un consumo di proteine influenzasse l'enzima responsabile del metabolismo dell'aflatossina; in particolare, un'assunzione proteica maggiore causava un aumento dell'attività enzimatica , producendo dei livelli superiori del pericoloso metabolita dell'aflatossina che forma addotti al DNA. Si evidenziò così l'influenza degli alimenti sull'azione cancerogena di alcune sostanze, favorendo la fase di iniziazione del tumore.
Una seconda ricerca si proponeva, invece, di studiare la fase di promozione del cancro e gli effetti della dieta su di essa. Non potendo seguire sui topi l'intero sviluppo del tumore, si preferì, per motivi sia economici che pratici, concentrare l'attenzione su piccoli gruppi di cellule precursori, che venivano chiamati foci. Nonostante la maggior parte dei foci non evolva in cellule tumorali complete, sono predittivi dello sviluppo di un tumore.
Dopo la somministrazione di aflatossina, i foci crescevano molto di più nei topi alimentati con una dieta basata sul 20% di proteine, piuttosto che negli animali che conducevano una dieta al 5%. Si effettuarono altri studi simili modificando, però, la dose di esposizione al cancerogeno, ed in particolar modo, sottoponendo ad una dose massima le cavie nutrite con il 5% di proteine e ad una dose minima le restanti; si vide che l'influenza della dieta sullo sviluppo dei foci era notevolmente superiore rispetto ai livelli di aflatossina.
Questi ed altri studi più complessi hanno portato alla conclusione che, quando le cavie assumevano una quantità di proteine superiore al fabbisogno da soddisfare per una corretta crescita corporea, i foci si sviluppavano in numero e dimensione causando l'insorgenza della malattia. La dose proteica raccomandata, naturalmente variabile da soggetto a soggetto, è di circa il 10% delle calorie assunte quotidianamente, ma lo stile di vita, soprattutto nei paesi “ricchi”, fa sforare notevolmente questa soglia.
E' chiaro come l'alimentazione non sia l'unica causa di questo terribile male, bisogna analizzare la componente genetica, quindi ereditaria, di ciascun cancro; esistono altri fattori di rischio non solo chimici ma anche fisici e virali, ciò non toglie, però, che questi “semplici” studi hanno posto l'attenzione su un argomento da non sottovalutare.


Dieta in Salute

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