sabato 23 febbraio 2013

Lo scandalo della carne equina, vediamo com'è nato...

È sobbalzato agli onori della cronaca italiana solo da qualche giorno, ma il dubbio sull'origine di alcuni prodotti a base di carne deriva da lontano ed in particolare dal Regno Unito.
Nei primi giorni del 2013 infatti, in seguito a delle analisi del DNA di alcuni lotti di produzione di hamburger, sono state ritrovate alte percentuali di proteine equine e suine;un evento che, in un paese dove i cavalli sono trattati alla stregua di animali domestici e i musulmani rappresentano una buona fetta della popolazione, ha disgustato l'opinione pubblica.
Da questo primo episodio si sono susseguiti dei controlli interni ed esterni in molte aziende alimentari, volte a smascherare delle truffe che avrebbero potuto costituire un serio rischio per la salute del consumatore.
Tra i primi a ritrovarsi nell'occhio del ciclone è stata di sicuro la Findus, obbligata a ritirare dal mercato europeo numerosi prodotti dichiarati a base di carne bovina ma con origine più che dubbia. Notizia di pochi giorni fa, invece, i NAS hanno sequestrato circa 26 tonnellate di carne dalla sede della Nestlè; oggi l'esito delle analisi tanto attese ha escluso la presenza di prodotti di origine equina così come confermato dal Ministero Della Salute con questa notifica: «Le analisi dell’Istituto zooprofilattico sperimentale di Torino su tutti i campioni di carne prelevati allo stabilimento Safim di None (TO) hanno dato esito negativo. I risultati sono stati notificati ufficialmente questa mattina e di conseguenza verrà disposto il dissequestro della carne».
L'unico caso di positività riscontrato finora, invece, riguarda, come confermato da numerosi mezzi stampa, un campione di "lasagne alla bolognese" prodotto dalla ditta Primia di Bologna, a seguito di questo risultato è stato ordinato il sequestro di 2400 confezioni, nonché di tonnellate di macinato pronte a finire sulle nostre tavole.
Questi sono solo alcuni dei casi evidenziati in questi ultimi giorni, saranno necessarie delle opportune verifiche e delle indagini per risalire ai reali responsabili di questa immensa truffa; intanto è iniziato il classico "scarica barile" tra i vari protagonisti e chissà quando verremo a conoscenza della verità.
Forse non tutti sanno la pericolosità di questa pratica criminale, soprattutto in una nazione come la nostra in cui il consumo di carne equina fa parte della tradizione alimentare. Il problema infatti non risiede nella natura del prodotto bensì nella sua dubbia provenienza; stiamo infatti parlando probabilmente di macinati provenienti da allevamenti non controllati o addirittura da animali scartati dalle attività sportive, a cui potrebbero essere stati somministrati farmaci o sostanze dopanti. A prescindere dal fatto che spacciare un prodotto per un altro costituisce già un reato, i trattamenti farmacologici subiti dai cavalli sportivi ne impediscono il riciclo nell'industria alimentare. Il fenilbutazone, un antinfiammatorio e antidolorifico usato per la cura di cavalli da corsi, può risultare tossico per l'uomo, pur richiedendo delle dosi elevate come affermato da Sally Davis, portavoce del Ministero della Sanità britannico, aggiungendo che "ai livelli ai quali è stato trovato il fenilbutazone, una persona dovrebbe consumare da 500 a 600 hamburger al 100% di carne di cavallo al giorno per avvicinarsi alla dose quotidiana limite per l'uomo".
Rimane però l'inganno che ha stravolto in particolar modo chi, per scelta etica, non è d'accordo al consumo di carne equina; siamo in attesa di scoprire i colpevoli, sperando che, almeno per questa volta, qualcuno ne paghi le conseguenze.


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