martedì 27 agosto 2013

Un breve viaggio all'interno del mondo dello Smart Food!

Il termine smart food può essere assimilato ad un sinonimo di nutraceutico, ovvero un alimento che possiede, oltre alle comuni qualità caloriche, alcune proprietà fondamentali nel rapporto tra cibo e salute.
E' opportuno sottolineare come, negli ultimi anni, sia la comunità scientifica che l'intera collettività stanno concentrando l'attenzione su questo tipo di alimenti, nella lotta contro i tumori ed altre malattie che affliggono la nostra società.
In realtà i due termini non sono perfettamente sovrapponibili, poiché il nutraceutico rappresenta una sostanza, come ad esempio un antiossidante, importante nel prevenire le malattie croniche, migliorare lo stato di salute, ritardare il processo di invecchiamento e aumentare l'aspettativa di vita; gli smart food, invece, sono gli alimenti che nel loro complesso risultano essere ricchi di numerosi elementi benefici.
Smart food però non significa solo questo; esso infatti è il nome che è stato dato ad un progetto di ricerca ed educazione alimentare, lanciato dall'Istituto Europeo di Oncologia di Milano (IEO), il quale sta riscontrando molto successo sia presso le aziende che tra i privati.
La sua mission, infatti, è quella di investigare sulla correlazione tra la dieta e lo stato di salute e di divulgare i dati ottenuti. La fondazione IEO, inoltre, offre la possibilità di organizzare corsi teorici e pratici rivolti a gruppi di persone, utili per imparare i principi e le ricette alla base di uno stile di alimentazione corretto e salutare.
Questo rappresenta un settore della ricerca in forte ascesa, poiché attraverso la dieta è possibile migliorare la nostra salute e prevenire numerose malattie, utilizzando dei comuni alimenti sempre presenti nelle nostre case.

Forse è proprio vero ciò che affermava Feuerbach, "l'uomo è ciò che mangia".

giovedì 16 maggio 2013

The China Study

Lo Studio Cina, prima di essere uno dei maggiori libri di successo del settore dedicato alla salute, rappresenta un vastissimo progetto di ricerca, con l'obiettivo di studiare la correlazione tra l'alimentazione ed alcune patologie che affliggono i giorni nostri.
T. Colin Campbell, responsabile della ricerca e co-autore del libro insieme al figlio, rappresenta un eccellente paradosso; egli nacque da una famiglia di allevatori della Virginia, crescendo con delle tavole ricche di latte, latticini e proteine animali di ogni genere; iniziò i suoi studi sostenendo fortemente questo tipo di alimentazione, per poi ritrovarsi, dopo l'immenso lavoro del Progetto Cina, ad intraprendere un'alimentazione vegana e dichiarare al mondo intero i rischi apportati da cibi di origine animale.
Basterebbe la biografia dell'autore per evidenziare l'importanza dei dati ottenuti da questa ricerca ventennale ma, ai più interessati, non posso non consigliare il libro pubblicato nel 2005.
Un'opera scientifica completa che concilia i dati ottenuti con delucidazioni di natura teorica, come se si volesse parlare con "numeri" ed esperimenti per avallare la tesi proposta.
Tutto ha avuto inizio nella Cina rurale degli anni 80', in cui il consumo di carne era ridotto, così come l'incidenza della maggior parte di patologie del mondo occidentale; la popolazione di questo paese rappresentò un modello per Campbell e fece scattare la scintilla per avviare uno degli studi epidemiologici nutrizionali destinato ad influenzare le ricerche future.
Il libro ha l'obiettivo di riassumere le conclusioni del progetto e renderle disponibili a tutti; è composto in diversi capitoli, ciascuno dei quali dedicato alle più comuni patologie (cancro, malattie cardiovascolari, diabete etc.), essendo consigliato a professionisti e non, purché possiedano delle basi biologiche ed un interesse prettamente di carattere scientifico.
Non vorrei aggiungere altro per evitare di influenzare la vostra opinione a riguardo, quindi non mi resta che augurarvi una buona lettura!!!

domenica 12 maggio 2013

I come informazione...

Il mondo della nutrizione e della salute rappresenta uno dei principali argomenti di interesse della nostra società, concentrando l'attenzione di tutti i mezzi di comunicazione tra cui i social-network. E' molto semplice reperire un articolo o un intero libro che tratta la ricerca più in voga del momento, imbattersi in una rubrica televisiva specialistica o partecipare ad un'accesa discussione su un qualsiasi forum del web.
In particolar modo, con l'avvento di internet e dei blog tematici, si è sottoposti ad un vero e proprio bombardamento di informazioni ad origine sconosciuta che possono mettere a rischio la nostra salute.
Sicuramente qualcuno di voi starà esclamando -"da che pulpito viene la predica"- e probabilmente lo avrei pensato anche io leggendo l'introduzione di questo articolo; questa mia riflessione, però, nasce perché anche io, così come voi, mi ritrovo spesso a girovagare tra diversi siti a causa della mia curiosità ed interesse per questi argomenti.
Il mio criterio di ricerca si basa sull'attendibilità degli autori, la possibilità di reperire le fonti e la capacità di elaborare delle opinioni personali in relazioni ai dati visionati; solo così sarà possibile distinguere un articolo interessante da una vera e propria notizia infondata.
Questo, a mio avviso, dovrebbe essere l'approccio da seguire quando si legge una notizia che riguarda la nostra salute, per evitare di intraprendere dei comportamenti poco sani.
Esistono numerosi esempi di bufale diventate dei fenomeni mediatici che, se proposte ad un pubblico ignorante in materia, possono dar vita a dei comportamenti pericolosi e non aver l'esito desiderato.
Come comportarsi quindi?Leggere e curiosare non fa mai male, anzi aiuta ad aprire la nostra mente a nuove frontiere e ci permette di sviluppare un'opinione soggettiva su diverse tematiche; quando però si vogliono intraprendere delle abitudini alimentari "nuove", è sempre necessario informarsi presso uno specialista che ci saprà guidare con un occhio esperto.


mercoledì 10 aprile 2013

La mucca, il pollo, il maiale, il cavallo ed ora???Di nuovo il pollo...

Solo qualche giorno fa eravamo qui a discutere dello scandalo della carne di cavallo ritrovata in molti prodotti che, stando alle informazioni dichiarate dalle confezioni, non dovevano contenerne.
Sembrava quasi che la bufera stesse per terminare, senza lasciare particolari strascichi nelle menti e soprattutto sulla salute dei consumatori. Molti di essi avevano ripreso a scegliere tutti i prodotti, esclusi quelli bloccati dagli organi di vigilanza, rimettendo in moto un settore del commercio alimentare che ha subito un brusco calo.
Ho detto "sembrava" perché, in realtà, durante l'ultima settimana, in Cina vi sono stati 33 casi di influenza aviaria che hanno causato 9 morti; questi eventi hanno fatto si che ritornasse quel fantasma che nel 2003, a causa del virus H5N1, sconvolse l'intera comunità.
H7N9 è il responsabile di questa nuova influenza aviaria, fa parte della famiglia dei virus influenzali di tipo A ed è un lontano parente del sopracitato H5N1; fortunatamente per adesso i rischi sono bassi, poiché il virus si trasmette all'uomo solo se a contatto con volatili VIVI e INFETTI, ma le autorità suggeriscono di non abbassare la guardia poiché esso potrebbe diventare più pericoloso acquisendo la capacità di trasmetteresi da uomo a uomo.
Questa è solo una remota possibilità che potrebbe causare lo sviluppo di un'estesa epidemia; per ora però gli unici interessati devono essere gli esperti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, che stanno monitorando i singoli casi e tracciando un identikit del virus e il relativo vaccino.
Per questo motivo, speriamo che i media non carichino di tensione e paura i consumatori, causando una flessione delle vendite di polli e derivati del tutto immotivata; ricordo nuovamente, infatti, che l'unica via di trasmissione avviene per contatto diretto con volatili vivi ed infetti ed è, quindi, limitata a quegli individui che per lavoro o altri interessi possiedono degli allevamenti di questi animali.


giovedì 4 aprile 2013

Digiuno, autofagia e longevità.

Con questo articolo vorrei inaugurare la nuova rubrica dedicata ai libri, una sezione nata dalla sempre più massiccia presenza di testi che trattano l'argomento dell'alimentazione in tutte le salse;in qualsiasi libreria potremmo scovare delle rubriche di ricette, libri più impegnativi o manuali che ci presentano la dieta più in voga del momento. Non è tutto oro ciò che luccica però, non sempre i libri contengono la verità assoluta ed ho quindi deciso di fare un po' di chiarezza rendendomi disponibile ad ognuno di voi per recensire diversi libri, oppure dar spazio a nuovi autori che si affacciano per la prima volta al mondo dell'editoria.
Qualche giorno fa ho ricevuto dalla casa editrice Erga edizioni il libro "Digiuno, Autofagia e Longevità" del dott. Ulisse Franciosi; devo ammettere che il titolo mi ha lasciato un po' scettico, per via della mia opinione già dichiarata sul digiuno, e ho iniziato la lettura con più di qualche remora.
In realtà il libro è ben scritto, con un ottimo mix tra dati scientifici ed excursus sulle varianti di digiuno presenti al mondo; spiega i particolari fisiologici alla base della teoria che "digiuni programmati" possano stimolare l'autofagia nonché il rinnovamento cellulare e quindi migliorare la nostra salute.
Il punto di raccordo tra la mia opinione e la teoria proposta dal libro si fonda sulla restrizione calorica, ovvero una diminuzione delle calorie assunte con la dieta quotidiana, che permetta però un'assimilazione sufficiente e il giusto bilanciamento tra le sostanze nutritive. Viviamo in una parte di mondo in cui la sovra-alimentazione e l'obesità la fanno da padrone, generando un' innumerevole varietà di fattori di rischio per la salute; per questo motivo è opportuno ridurre la quantità di calorie assunte, non solo per il mantenimento del peso forma ma anche e soprattutto per vivere meglio e più a lungo.
Molto interessante la parte dedicata ai digiuni preventivi, delle astensioni dal cibo per brevi periodi per cui i benefici prevalgono sui pericoli. In particolare vorrei spendere due parole sulla proposta di astenersi dalla cena per un giorno la settimana, ricreando un piccolo intervallo di digiuno dal pranzo alla colazione successiva; questa pratica, più semplice da seguire, permette di circoscrivere la mancanza di nutrienti e calorie ad un periodo della giornata con scarsa attività fisica, ma, allo stesso tempo, permette di avviare quei processi autofagici che promettono di garantire una maggiore longevità.
Il libro, nel suo complesso, è interessante e si basa su delle reali ricerche scientifiche che avvalorano la tesi esposta; inoltre si presta alla lettura sia da parte di professionisti del settore che di soggetti con un minimo interesse per il mondo della biologia e della nutrizione, presentando un argomento che si sta affacciando con prepotenza anche ai non esperti.
Sicuramente il digiuno è uno dei must del momento, come dimostrato anche dal libro di Umberto Veronesi "La dieta del digiuno", occorre però chiarire che la pratica a cui si riferisce il libro non è prolungata nel tempo e, soprattutto, è limitata a periodi in cui il nostro organismo non è sollecitato a livello fisico e mentale. Il digiuno, infatti, non fa parte della nostra natura ma queste nuove ricerche possono migliorare la conoscenza sull'argomento e sostenere la tesi che molte malattie del nostro tempo siano causate da un errato modo di alimentarsi.


sabato 16 marzo 2013

Quando il cibo diventa scandalo.

L'ormai famigerato Horsegate, lo scandalo che ha colpito numerose industrie alimentari ree di aver utilizzato delle carni equine non tracciate per la produzione di numerosi prodotti, è solo l'ultima di numerose truffe che hanno messo a rischio la salute dei consumatori e, probabilmente molto di più, il commercio degli alimenti coinvolti.
Negli ultimi due decenni sono stati diversi i casi che hanno destabilizzato l'opinione pubblica e sconvolto le abitudini alimentari soprattutto di chi, preferendo notizie d'attualità agli scandali rosa, cerca di proteggere la propria salute informandosi preventivamente.
Tutto ebbe inizio con l'emergenza "mucca pazza", una malattia bovina che può colpire sporadicamente l'uomo e causarne il decesso. In seguito ai primi casi registrati nel Regno Unito, l'UE avviò dei controlli a tappeto in tutti i macelli bovini e varò dei provvedimenti per migliorare la sicurezza e la tracciabilità di ciascun prodotto.
Nel 2003 il secondo allarme riguarda invece le uova e il pollame; la cosiddetta influenza aviaria, causata da un virus influenzale H5N1 sviluppatosi in uccelli domestici e selvatici, ha abbattuto di oltre il 50% il consumo di questi prodotti.
Successivamente numerosi casi, seppur con minore impatto mediatico, si sono ritrovati al centro dell'attenzione di tutti i mezzi d'informazione; come dimenticare la carne ed il latte contaminati con la diossina, la mozzarella blu tedesca e il batterio killer Escherichia coli che mise alla gogna alcuni poveri cetrioli spagnoli prima di scoprire i reali colpevoli, dei germogli di soia artefici dell'epidemia.
Questi sono solo alcuni dei numerosi scandali, ma quanti di essi hanno rappresentato un reale pericolo per la salute umana?
Prendiamo come esempio la mortalità causata dal morbo della mucca pazza; dal 1986, data in cui è stato identificato il primo caso, ad oggi sono 225 i decessi accertati, di cui 2 in Italia. Una comune sindrome influenzale, per non parlare di altre patologie ancor più gravi, causano annualmente un numero maggiore di decessi.
Questo non vuole sminuire l'importanza dei controlli nell'industria alimentare o essere una critica per i media che si occupano di informare il consumatore; è pur vero, però, che spesso si tende a rendere alcuni singoli casi degli eventi globali, preoccupando eccessivamente il pubblico e mettendo a dura prova l'economia dei settori colpiti.
Per questo motivo è opportuno ricordare che la disinformazione non è concepibile in un paese sviluppato come il nostro, ma anche un' informazione sbagliata o incompleta non può essere accettata, soprattutto quando il suo scopo è di mettere al riparo ogni individuo dai rischi per la propria salute.


martedì 5 marzo 2013

G come gusto

Il gusto è uno dei cinque sensi e probabilmente, insieme alla vista, quello che più appaga le nostre giornate. La percezione dei diversi sapori è per lo più attribuibile alla lingua, una delle porzioni del nostro organismo maggiormente ricca di recettori che ci permettono di tradurre la composizione chimica di ciascun alimento nei diversi sapori.
Secondo voi quanti sono i gusti differenti che la nostra lingua può percepire?
In molti staranno pensando a tutti i cibi e le sensazioni da essi evocati ma in realtà il discorso è molto più semplice; esistono, infatti, solo 5 varianti in relazione alle molecole e al meccanismo di traduzione del segnale, esse sono:dolce,amaro,salato, acido e umami.
Il gusto di ogni piatto servito sulle nostre tavole deriverà quindi dalla composizione di queste 5 semplici varianti e sarà caratteristico per ogni prodotto.
Questo senso è poco soggetto alle conseguenze dell'invecchiamento, inoltre è molto efficiente sin dalla nascita, permettendo di discriminare i cibi sani da quelli dannosi per la nostra salute.
In realtà questa capacità viene persa rapidamente in seguito alle pratiche di svezzamento consigliate dai pediatri, ma recenti studi hanno dimostrato come, ad esempio, un neonato preferisca alimenti integrali a farine e altri prodotti raffinati. Lo stesso discorso può essere osservato in tutti gli animali che, non avendo la nostra stessa educazione alimentare, riescono a scegliere, attraverso il gusto e l'olfatto, i cibi maggiormente adatti alla loro specie.
È necessario, quindi, allenare il senso del gusto nel tempo, così da poter apprezzare tutti i sapori ma, allo stesso tempo, riconoscere la qualità di ciascun prodotto; quante volte abbiamo detto: non mi piace, dovrei abituarmi al sapore?
È la classica frase di chi si accinge ad assaggiare un nuovo piatto, soprattutto quando proviene da altre culture culinarie. Un classico esempio è rappresentato dalla variante, precedentemente accennata, definita umami; una sapore associato alla presenza di glutammato e tipico della cucina orientale e di alcuni prodotti a lunga stagionatura. Molti di noi, inizialmente non abituati a questo gusto, avranno bisogno di un po' di tempo prima di apprezzarlo.
Concludo questa piccola parentesi ricordando che, contrariamente a quanto si possa pensare, un piatto gustoso non dev'essere necessariamente sinonimo di un notevole apporto calorico, di un elevato contenuto di grassi o di metodi di cottura poco salutari; è possibile ottenere degli ottimi risultati usando degli ingredienti come le spezie, le quali possono esaltare il sapore di alimenti piuttosto semplici e rendere, ad esempio, dei piatti vegani delle autentiche leccornie.


martedì 26 febbraio 2013

Lo scandalo della carne equina si arricchisce di un nuovo protagonista

Lo scandalo che negli ultimi giorni ha colpito numerosi marchi e aziende multinazionali non accenna a placarsi, anzi coinvolge nuove figure dimostrandosi sempre più un problema mondiale.
Il nuovo protagonista è rappresentato da Ikea; l'azienda, specializzata nella vendita di mobili e complementi d'arredo con circa 260 punti vendita sparsi in tutto il mondo, ha dapprima sospeso la vendita di polpette sospette distribuite negli store di tutta Europa, per poi estendere il provvedimento ai punti vendita del resto del mondo.
La decisione è stata presa in seguito ad alcuni controlli condotti su campioni prelevati dallo store di Brno in Repubblica Ceca; le polpette, preparate in Svezia, hanno mostrato tracce di carne di cavallo, al contrario di quanto dichiarato alla vendita.
Il produttore svedese delle carni vendute all'interno dei punti vendita Ikea, scottato dai recenti avvenimenti, ha subito gettato acqua sul fuoco attraverso il suo amministratore delegato dichiarando che "su 320 test effettuati nelle ultime tre settimane sul nostro prodotto, nessuno ha rilevato la presenza di carne di cavallo". Aggiungendo in seguito di essersi appoggiati ad un laboratorio esterno per una consulenza, senza notare un esito differente nei risultati.
Anche in questo caso, il ritiro del prodotto incriminato dal mercato appare come una cautela nei confronti sia del consumatore che dell'azienda colpita, piuttosto che un vero e proprio provvedimento sanitario, per cui questo nuovo capitolo della "saga della carne equina" sembra conferire alla faccenda un carattere esclusivo di frode commerciale piuttosto che un rischio per la nostra salute.
In attesa di nuovi sviluppi, vi consiglio di servire sulle vostre tavole prodotti di indubbia provenienza, preferibilmente non surgelati.

sabato 23 febbraio 2013

Lo scandalo della carne equina, vediamo com'è nato...

È sobbalzato agli onori della cronaca italiana solo da qualche giorno, ma il dubbio sull'origine di alcuni prodotti a base di carne deriva da lontano ed in particolare dal Regno Unito.
Nei primi giorni del 2013 infatti, in seguito a delle analisi del DNA di alcuni lotti di produzione di hamburger, sono state ritrovate alte percentuali di proteine equine e suine;un evento che, in un paese dove i cavalli sono trattati alla stregua di animali domestici e i musulmani rappresentano una buona fetta della popolazione, ha disgustato l'opinione pubblica.
Da questo primo episodio si sono susseguiti dei controlli interni ed esterni in molte aziende alimentari, volte a smascherare delle truffe che avrebbero potuto costituire un serio rischio per la salute del consumatore.
Tra i primi a ritrovarsi nell'occhio del ciclone è stata di sicuro la Findus, obbligata a ritirare dal mercato europeo numerosi prodotti dichiarati a base di carne bovina ma con origine più che dubbia. Notizia di pochi giorni fa, invece, i NAS hanno sequestrato circa 26 tonnellate di carne dalla sede della Nestlè; oggi l'esito delle analisi tanto attese ha escluso la presenza di prodotti di origine equina così come confermato dal Ministero Della Salute con questa notifica: «Le analisi dell’Istituto zooprofilattico sperimentale di Torino su tutti i campioni di carne prelevati allo stabilimento Safim di None (TO) hanno dato esito negativo. I risultati sono stati notificati ufficialmente questa mattina e di conseguenza verrà disposto il dissequestro della carne».
L'unico caso di positività riscontrato finora, invece, riguarda, come confermato da numerosi mezzi stampa, un campione di "lasagne alla bolognese" prodotto dalla ditta Primia di Bologna, a seguito di questo risultato è stato ordinato il sequestro di 2400 confezioni, nonché di tonnellate di macinato pronte a finire sulle nostre tavole.
Questi sono solo alcuni dei casi evidenziati in questi ultimi giorni, saranno necessarie delle opportune verifiche e delle indagini per risalire ai reali responsabili di questa immensa truffa; intanto è iniziato il classico "scarica barile" tra i vari protagonisti e chissà quando verremo a conoscenza della verità.
Forse non tutti sanno la pericolosità di questa pratica criminale, soprattutto in una nazione come la nostra in cui il consumo di carne equina fa parte della tradizione alimentare. Il problema infatti non risiede nella natura del prodotto bensì nella sua dubbia provenienza; stiamo infatti parlando probabilmente di macinati provenienti da allevamenti non controllati o addirittura da animali scartati dalle attività sportive, a cui potrebbero essere stati somministrati farmaci o sostanze dopanti. A prescindere dal fatto che spacciare un prodotto per un altro costituisce già un reato, i trattamenti farmacologici subiti dai cavalli sportivi ne impediscono il riciclo nell'industria alimentare. Il fenilbutazone, un antinfiammatorio e antidolorifico usato per la cura di cavalli da corsi, può risultare tossico per l'uomo, pur richiedendo delle dosi elevate come affermato da Sally Davis, portavoce del Ministero della Sanità britannico, aggiungendo che "ai livelli ai quali è stato trovato il fenilbutazone, una persona dovrebbe consumare da 500 a 600 hamburger al 100% di carne di cavallo al giorno per avvicinarsi alla dose quotidiana limite per l'uomo".
Rimane però l'inganno che ha stravolto in particolar modo chi, per scelta etica, non è d'accordo al consumo di carne equina; siamo in attesa di scoprire i colpevoli, sperando che, almeno per questa volta, qualcuno ne paghi le conseguenze.


venerdì 22 febbraio 2013

F come fabbisogno

Con il termine fabbisogno si vogliono indicare le esigenze che ogni organismo richiede in un determinato arco di tempo; può essere riferito ad un singolo nutriente, ad un'ampia classe di macromolecole oppure, nella maggior parte dei casi, alle calorie.
Chiunque abbia intrapreso una dieta dimagrante sarà a conoscenza di questo parametro fondamentale, che rappresenta in modo molto semplicistico il confine tra perdere o acquisire del peso. Il fabbisogno calorico è infatti la quantità di energia spesa dal nostro corpo per svolgere tutte le attività nell'arco di un giorno, una settimana o un intero mese; comprende il metabolismo basale, che racchiude le calorie impiegate per respirare, pensare e far funzionare ciascun organo; la termogenesi indotta dalla digestione dei cibi, ovvero ciò che spendiamo per metabolizzare tutto quello che ingeriamo; le calorie richieste dall'attività fisica, sia sedentaria che atletica.
Per questa particolare definizione, nonché per molte variabili quali peso, altezza, costituzione corporea, età e sesso, non è per niente facile calcolare un valore che rappresenti perfettamente un indice per il dimagrimento; tuttavia esistono delle formule, su cui si basano programmi informatici sia semplici che più complessi, che permettono di ottenere una stima da "maneggiare con le pinze" ma utile al fine di stilare una dieta equilibrata.
In linea generale esistono due metodi per garantire il dimagrimento in relazione al fabbisogno calorico: la prima opzione richiede di mantenersi al di sotto di questo valore, in modo tale da costringere l'organismo ad utilizzare le riserve costituite dal grasso in eccesso; l'alternativa, invece, è quella di aumentare la quantità di energia consumata quotidianamente, introducendo l'attività fisica, un fattore che può incidere positivamente anche fino a 500 Cal/giorno nei soggetti molto allenati. Inoltre una corporatura in cui la massa magra prevale su quella grassa avrà un metabolismo basale più elevato, per questo motivo anche il lavoro anaerobico in palestra (body-building), seppur con risultati minori, può contribuire alla costante "guerra" contro la bilancia.
Io personalmente mi sento di consigliare sempre la seconda opzione; mantenere una dieta equilibrata che soddisfi ogni nostra esigenza e bruciare il grasso in eccesso con l'attività fisica. Ricordo inoltre che non è necessario marciare per 10 Km, scalare una montagna in bici o passare interi pomeriggi in palestra, spesso anche una semplice camminata prolungata o un po' di jogging all'aria aperta possono dare risultati inizialmente insperati.

domenica 10 febbraio 2013

E come etichette

La confezione di ogni prodotto che acquistiamo rappresenta il biglietto da visita che l'azienda produttrice ci presenta per stimolare la nostra curiosità ed il nostro interesse. Ma, così come in ogni cartoncino che si rispetti, le informazioni realmente importanti per il consumatore sono riportate a caratteri minori e piuttosto defilate rispetto alle immagini e agli slogan pubblicitari.
Il logo, le figure e le frasi ad effetto sono molto appariscenti, ma spesso non riflettono le reali qualità di ciascun prodotto; le tabelle nutrizionali, la denominazione commerciale e l'elenco degli ingredienti, invece, devono rappresentare il focus della nostra attenzione.
Pur non essendo ancora presente una legislazione completa ed accurata, è sempre più semplice imbattersi in alimenti accompagnati da specifiche, ma spesso poco chiare, informazioni utili alla scelta del prodotto. E' buona norma preferire una ricchezza di indicazioni alimentari poiché sinonimo di qualità e trasparenza; infatti, al contrario di quello che può avvenire per le immagini e gli slogan pubblicitari, ciò che viene dichiarato tra le "caratteristiche tecniche" dell'alimento dev'essere necessariamente vero e non illusorio.
La tabella nutrizionale racchiude le calorie ed i principali nutrienti contenuti in 100 g, 100 ml o una porzione del prodotto considerato; se siamo fortunati troveremo anche le GDA (Guideline Daily Amounts), ovvero le Quantità Giornaliere Indicative di energia e nutrienti adeguati ad una alimentazione equilibrata (energia, grassi totali, grassi saturi, carboidrati totali, zuccheri totali, proteine, fibre alimentari, sodio). Questi valori, espressi in percentuale ed in relazione alla porzione consigliata, rappresentano una linea guida su cui basare il proprio piano alimentare, considerando ovviamente variabili come età, sesso e attività giornaliere condotte.
L'elenco degli ingredienti, invece, dev'essere necessariamente riportato in ordine decrescente di quantità; in particolare, alla fine di esso troveremo delle sostanze che corrispondono agli additivi, quindi presenti in piccole dosi. Tra di essi, segnalati con la lettera E seguita da un numero compreso tra 100 e 1000, troveremo coloranti, aromatizzanti, conservanti e stabilizzanti. I coloranti hanno dei numeri che variano dal 100 al 200 ed essendo per lo più dei prodotti di sintesi migliorano l'aspetto del prodotto ma non la sua qualità; con i numeri successivi sono invece indicati conservanti, stabilizzanti ed altre sostanze che proteggono il prodotto dalla degradazione, da agenti microbici oppure lo integrano con principi nutritivi fondamentali.
Al fianco dell'acido benzoico (E210), nitrati (E251-E252) e polifosfati (E452) possiamo anche trovare la vitamina C (E300), il carotene (E160) e altre sostanze naturali per nulla pericolose per la nostra salute; è quindi importante non farsi fuorviare da queste sigle e ricordare che un prodotto del tutto naturale è privo di additivi.
Tra le altre indicazioni non si può sottovalutare la denominazione protetta, sinonimo di qualità e di uno specifico protocollo di preparazione, la data di scadenza con i relativi metodi di conservazione e il lotto di produzione, un modo semplice per risalire ad un eventuale difetto di produzione.
Riconosco che per imparare a leggere correttamente ciascuna etichetta sarebbe necessario un corso accelerato per potersi soffermare su ciascuna informazione e caratteristica riportata; il mio consiglio è quello di iniziare prestando attenzione ai prodotti che acquistiamo e dando maggiore importanza al retro della confezione.


mercoledì 30 gennaio 2013

D come dieta dimagrante

Oggi vorrei fare un discorso ad ampio respiro su uno degli argomenti che, sia su internet che nella vita di tutti i giorni, interessa ognuno di noi: la dieta e la terribile ossessione per la bilancia. In linea di massima possiamo dividere i consumatori in due grandi gruppi: chi si interessa delle proprietà caloriche di ogni singolo alimento, fa attenzione a non eccedere in grassi e carboidrati ed accompagna il tutto con una frequente attività fisica; chi, invece, è meno attento e preferisce il gusto alla linea e soprattutto alla propria salute.
In ogni caso, sia che si appartenga al primo che al secondo gruppo, ognuno di noi è venuto in contatto, direttamente o indirettamente, con i consigli di un dietologo, un biologo nutrizionista o qualsiasi altro professionista. Basta fare un giro sul web o in una qualsiasi libreria per essere bombardati da informazioni di ogni tipo, consultare una nuova dieta e vedere gli effetti che ha avuto su Tizio o Caio.
Sono pochi, però, coloro che realmente spiegano le caratteristiche di ciascun programma nutrizionale, analizzandone i pro ed i contro e sottolineando la durata del trattamento. Sono questi i punti da cui si discosta una tipica dieta dimagrante da un'alimentazione sana ed equilibrata. In linea generale, infatti, ogni dieta che promette la perdita di peso è caratterizzata da un deficit che viene colmato dal nostro organismo facendo ricorso alle riserve accumulate negli anni. Questa carenza può riguardare le calorie nel loro complesso, oppure un singolo gruppo di sostanze nutritive come i carboidrati in molte diete diete iperproteiche.
Questo è il principale motivo per cui, una volta raggiunto il proprio peso ideale, non è possibile considerare il programma seguito come modello nutrizionale di ogni giorno.
L'ideale sarebbe, infatti, affiancare una dieta equilibrata ad un'attività fisica aerobica; la prima darebbe il giusto apporto calorico mentre la seconda contribuirebbe a bruciare i grassi in eccesso. La palestra, invece, considerata esclusivamente come body-building, non permette gli stessi risultati, anche se la costituzione di massa magra aiuta ad accelerare il metabolismo ed aumentare il fabbisogno calorico.
Mezz'ora di cyclette al giorno, una lunga camminata o qualsiasi sport di movimento sono consigliabili a chi è attento alla propria linea senza però sottoporsi ad una dieta ferrea e soprattutto non equilibrata. Inoltre, abituarsi ad un stile di vita del genere evita il classico effetto "yo-yo", ovvero la possibilità di riprendere il peso perduto in lassi di tempo molto brevi successivi alla sospensione della dieta

domenica 27 gennaio 2013

C come conservazione e cottura.

Sin dall'antichità, l'uomo ha cercato di sviluppare delle tecniche per utilizzare al meglio i prodotti alimentari e migliorarne la sicurezza per la nostra salute, la digeribilità e il gusto.
I processi di conservazione e cottura, infatti, non solo permettono di ampliare le possibilità di scelta e la varietà di cibi, ma danno la possibilità di abbracciare le esigenze di ogni singolo consumatore.
La conservazione di ciascun prodotto si prefigge di conservare la quantità e la qualità dei singoli nutrienti, nonché di garantire l'incontaminazione da parte di molti microrganismi. L'umidità è il principale nemico di questo secondo obiettivo, in quanto dove c'è acqua c'è vita; un prodotto non completamente disidratato permette, nel tempo, la crescita di batteri, funghi e muffe, possedendo quindi una scadenza a breve termine. I cibi del tutto privati di acqua, se in idonee confezioni, possono essere consumati dopo lunghi periodi.
Tra le tecniche che tendono ad eliminare l'acqua è opportuno ricordare la stagionatura, l'essiccamento e la liofilizzazione, elencate in ordine crescente per quanto riguarda i livelli di preservazione dei valori nutrizionali; congelamento e surgelamento, invece, tendono a solidificare, rispettivamente in modo lento e rapido, l'acqua, rendendo il prodotto inadatto alla proliferazione microbica. I metodi di congelamento rapido tendono a proteggere l'integrità delle cellule, non privando gli alimenti, una volta scongelati, di liquidi ricchi di sostanze nutritive.
Altri processi che sfruttano la temperatura sono la pastorizzazione e la sterilizzazione; entrambi causano delle modifiche nelle proprietà organolettiche dei prodotti e alterano, in particolar modo, l'attività delle vitamine termolabili, in relazione alle temperature raggiunte.



Con lo sviluppo dell'industria agroalimentare è sempre più aumentato l'utilizzo di additivi chimici o naturali nella conservazione dei cibi, raccomandando però ogni tipo di precauzione per non mettere a rischio la nostra salute.
La cottura, invece, viene utilizzata per migliorare la sicurezza e la digeribilità dei cibi, ma la sua pratica grava e influenza inevitabilmente le caratteristiche dei singoli alimenti e del piatto nel suo complesso. E' chiaro come ogni metodo conferisca un apporto calorico diverso, da considerare nello stilare una dieta dimagrante, ma sono i nutrienti sensibili alle alte temperature a subirne gli effetti peggiori.
La cottura a vapore è quella che più protegge i micronutrienti dall'azione del calore, tutte le altre, invece, tendono a ridurne la qualità e la quantità all'aumentare della temperatura e del tempo di cottura. Inoltre è utile, quando è possibile, utilizzare l'acqua di cottura, ricca di sostanze nutritive perse dai prodotti, per condire i nostri piatti.
Ovviamente questi sono solo dei piccoli consigli e nozioni riguardo questo vastissimo argomento che dovrebbe interessare ogni singolo consumatore; sarebbe necessario un intero libro per poter approfondire ogni singola tecnica di conservazione e cottura e applicarla a tutti gli alimenti.
In linea generale, però, sono preferibili cibi freschi e poco cotti, a meno di specifiche richieste per garantire la sicurezza del nostro organismo.


mercoledì 23 gennaio 2013

B come bevande

Il nostro organismo è composto per quasi il 70% da acqua, una media ottenuta da valori diversi in relazione ai diversi organi, alcuni particolarmente idratati, altri un po' meno.
Questo ci permette di intuire l'importanza di questo alimento, talvolta non valorizzato o comunque considerato estraneo alla nostra dieta.
I liquidi vengono persi attraverso diversi processi tra cui la sudorazione, la traspirazione, l'espirazione oltre che con le urine; solitamente, in un individuo sano, lo stimolo della sete permette di controllare i livelli di acqua nell'organismo, evitando di "restare a secco"; non è però sempre così facile e il controllo di questo stimolo può non funzionare al meglio. Per questo motivo è sempre consigliabile bere almeno 2 litri di acqua al giorno, non dimenticando, però, i liquidi assunti con il cibo.
È inoltre importante imparare che, pur essendo fondamentale, non è sempre il momento giusto per bere; in particolare durante i pasti, un eccessivo apporto di acqua potrebbe rallentare la digestione diluendo i succhi gastrici. È preferibile, infatti, reidratarsi tra un pasto ed un altro, durante un'attività fisica o poco prima di sedersi a tavola per controllare lo stimolo della fame.
L'acqua, però, non è l'unico liquido che introduciamo nella nostra dieta, esistono miriadi di bevande presenti in commercio con caratteristiche diverse. Avendo già parlato precedentemente dei pro e contro di birra e vino, oggi vorrei spendere due righe riguardo le bevande gasate; l'acqua non apporta nessuna caloria, lo stesso, invece, non si può dire di tutti quei prodotti che si ritrovano sulle nostre tavole ormai da anni. Non sarò io a dirvi quante calorie contiene un bicchiere della vostra bibita preferita, desidero che siate voi ad informarvi attraverso l'etichetta e a riflettere sulla reale utilità di questi prodotti.
Sono tra i principali nemici della nostra dieta e soprattutto della nostra salute.

martedì 22 gennaio 2013

A come Alimentazione

L'alimentazione è nata con la vita, ci da energia, nutrienti e sostanze che normalmente vengono eliminate durante le attività quotidiane. Ma l'alimentazione è anche un fenomeno sociale che rispecchia fedelmente ogni singola comunità; i paesi ricchi fanno un uso sconsiderato di tutti gli alimenti, mentre nelle regioni più povere i problemi sono diametralmente opposti.
Deve essere intesa, quindi, anche come prevenzione, poiché molte delle malattie che affliggono la nostra era derivano in vario modo da ciò che mangiamo.
L'alimentazione è un argomento più ampio e non il semplice susseguirsi di ogni pasto; bisogna conoscere le richieste del proprio organismo e affiancarle al gusto, allo stile di vita e alle proprietà dei singoli alimenti. E' necessario dedicare del tempo nella scelta e nella preparazione dei singoli piatti, sia perché in cucina si può dare spazio alla fantasia, sia perché è importante prendersi cura del proprio corpo in ogni modo.
Inoltre l'alimentazione diventa un modo per stare in famiglia o con gli amici, un momento per conoscersi, raccontarsi ed ascoltare, magari con un piccolo pensiero rivolto a chi è meno fortunato di noi. Diamo la giusta importanza a quello che abbiamo anche se siamo abituati a vederlo come un qualcosa di semplice e scontato.

venerdì 18 gennaio 2013

Toxoplasma in gravidanza: conoscerlo per prevenirlo.

La toxoplasmosi è una malattia causata da un parassita, Toxoplasma gondii, che vive in molti mammiferi e alcuni uccelli; il suo ospite per eccellenza è il gatto che, attraverso le feci, elimina delle cisti che possono contaminare oggetti domestici o alimenti. A seguito di questa breve parentesi rivolta a spiegare molto brevemente le abitudini di questo parassita, è necessario chiarire che la toxoplasmosi è una patologia spesso asintomatica e che diventa grave solo in caso di prima infezione durante la gravidanza. Il microrganismo, infatti, è capace di raggiungere il feto attraverso la placenta e di dare problemi allo sviluppo o persino essere causa di aborto spontaneo.
Il toxo-test mira a ricercare anticorpi contro toxoplasma, per verificare un'avvenuta infezione precedente al concepimento, evento che eliminerebbe ogni sorta di pericolo; in caso di negatività, invece, la paziente deve ripetere il test mensilmente, intraprendendo delle accortezze per ridurre al minimo il rischio di infezione.
Per quanto riguarda l'alimentazione, sono molti i cibi da tenere sotto controllo; in linea generale la cottura uccide il parassita evitando una possibile contaminazione, ma come vedremo non è sempre così.
Il primo consiglio dato da ogni ginecologo è di evitare la carne cruda o poco cotta, perché può contenere le cisti di toxoplasma; sono però pochi gli specialisti che scendono più nei particolari, suggerendo la cotture di tagli molto sottili a scapito di bistecche arrosto, polpette e roast-beef. Questa differenza risiede nella capacità del calore di raggiungere anche le porzioni più interne del nostro prodotto; carni cotte in un pezzo unico, tritate e compresse o più spesse mantengono l'interno poco cotto. La salsiccia, ad esempio, è perfetta se cucinata al forno (200°C per più di mezz'ora) ma non sulla brace; il tritato è ottimo per preparare il ragù (cucina per molte ore) ma non per le polpette.
Per quanto riguarda i salumi, bisogna fare lo stesso ragionamento e favorire i prodotti cotti o stagionati per più di 30 mesi; la stagionatura infatti, se prolungata, tende ad uccidere i microrganismi nel prosciutto crudo. Sotto questo punto di vista, però, la provenienza e quindi la qualità sono importanti, in quanto la stagionatura non è sempre condotta allo stesso modo. Lo stesso vale per il prosciutto cotto; solo se di ottima qualità è sicuramente cotto a 70°C per circa 3 ore, mentre in altri casi rimane parzialmente crudo nelle porzioni centrali. Un classico esempio è visibile in quelle fette in cui il colore non è uniforme, bensì più chiaro all'esterno e più scuro all'interno.
Un'altra nota dolente è rappresentata da frutta e verdura, che si contaminano direttamente o indirettamente con le feci del gatto; si possono tranquillamente consumare cotte oppure se lavate con cura. Un consiglio è quello di sciacquare con attenzione, immergere in acqua e bicarbonato per 30 minuti e risciacquare nuovamente; esistono però alcuni prodotti che non si prestano facilmente a questo procedimento in quanto particolarmente fibrosi, tra questi ricordiamo funghi, sedano e finocchio. Anche le fragole, per via della loro composizione e morfologia, sono da evitare, così come gelati e frullati a base di questo frutto; lo stesso discorso non vale invece per la marmellata poiché cotta.
Il pesce crudo, invece, non è causa di infezione da toxoplasma, ma viene comunque eliminato dalla dieta per mettere la donna gravida al riparo da altri microrganismi. Il congelamento (-20°C per 5 giorni), infine, riesce a ridurre notevolmente la carica parassitaria, ma non è sempre sufficiente per eliminare ogni rischio di infezione.
Altre abitudini da non sottovalutare sono quelle di lavare le mani immediatamente dopo aver maneggiato carni, frutta e verdura cruda; usare guanti per il giardinaggio e disinfettare tutti gli utensili usati sia in giardino che in cucina.
Fate inoltre attenzione nel relazionarvi con i gatti, soprattutto se randagi; quelli domestici, se non abituati ad andar in giro a caccia di altri animali, non saranno probabilmente vettori di infezione. Un consiglio pratico è quello di cambiare la terra della lettiera del gatto non oltre le 24 ore, sfavorendo l'attivazione delle cisti appena emesse.
Questi sono solo alcuni consigli da affiancare a quelli di uno specialista, il quale avrà le capacità ed il tempo si seguirvi durante tutta la gravidanza. Ricordate però che in questi casi la prudenza non è mai abbastanza anche se esistono delle cure che, se iniziate tempestivamente, presentano dei risultati eccezionali. Consideratelo un modo per imparare ad aver cura di vostro figlio prima ancora della sua nascita.

martedì 15 gennaio 2013

OGM: la nostra opinione...


Dopo avervi proposto due interviste ad alcuni "esperti immaginari" in ambito di OGM, voglio cercare di fare un po' di chiarezza, presentandovi la mia personale opinione intermedia a queste due idee.
Avrete sicuramente capito, leggendo i post precedenti, cosa siano gli organismi geneticamente modificati e quali siano le tecniche utilizzate per ottenerli; voglio però sottolineare che l'uomo, già in passato, concentrò le sue conoscenze sulla manipolazione delle caratteristiche dei singoli prodotti; l'esempio più eclatante è costituito dagli incroci agroalimentari, che ci permettono di avere sulle nostre tavole dei frutti prima inesistenti. Con l'avvento dell'ingegneria genetica, quindi, si sta solo modificando la modalità di selezione dei prodotti, in quanto, se prima venivano scelte direttamente le caratteristiche evidenti, ora si è capaci di riprodurle attraverso modificazioni geniche.
Non metteremmo mai in dubbio la sicurezza di un mandarancio o del moderno mapo, tuttavia, anche in quel caso, l'uomo è intervenuto nella loro creazione, seppur in modo diverso.
Con questa dichiarazione non voglio ovviamente paragonare questi innesti agli OGM, anche se quest'ultimi, se utilizzati con intelligenza, possono considerarsi molto utili.
Il problema reale risiede negli interessi, soprattutto economici, che si stanno concentrando in questo settore; sempre più multinazionali stanno acquisendo grosse fette di mercato, proponendo questi prodotti ad un target sempre più vasto. Sono nati marchi, supermercati, siti di e-commerce che si occupano unicamente di prodotti geneticamente modificati, parallelamente sono sorti i primi dubbi, critiche e ricerche scientifiche contrastanti.
Una delle più famose è stata condotta dal ricercatore francese Eric Séralini, un biologo molecolare dell'Università di Caen; i suoi studi sulla presunta pericolosità degli OGM hanno terrorizzato l'opinione pubblica, ma con il tempo molte critiche e controversie evidenziate hanno riportato gli animi sotto il livello di allerta.
Questo è solo un esempio dell'importanza mediatica che questo argomento sta ricoprendo, per cui è opportuno fare attenzione ad ogni dichiarazione, sia in senso positivo che negativo.
Tornando al discorso iniziale, a mio avviso, il reale pericolo del consumo di prodotti modificati geneticamente risiede nell'enorme movimento di capitali attorno alla loro produzione; questa serie di interessi potrebbe portare alcune società a intraprendere dei comportamenti non idonei alla manipolazione degli OGM ed essere meno attente sui controlli necessari per evitare pericoli per la salute umana.
Per questo motivo non sono contrario alla loro sperimentazione ma sono convinto che sia necessaria una precisa legislazione per azzerare i rischi e garantire il benessere del consumatore. Sarebbe inoltre poco astuto, in un periodo di crisi come questo, abbandonare un settore di ricerca e sviluppo così ampio e proficuo per il nostro paese, a favore di molte altre nazioni mondiali.
Dico quindi si agli OGM, ma solo dopo tutte le verifiche necessarie per ciascun prodotto.


Articoli precedenti:
OGM: la parola all'esperto (http://dietainsalute.blogspot.it/2013/01/ogm-la-parola-all.html?m=1)
OGM: la parola al critico (http://dietainsalute.blogspot.it/2013/01/ogm-la-parola-al-critico.html?m=1)

domenica 13 gennaio 2013

OGM: la parola al critico...

Oggi vi vorrei proporre la stessa intervista dell'ultimo post ma interpellando un altro esperto con un'opinione del tutto diversa. Possiamo denominare la figura intervistata con il semplice termine di critico; una persona che, nella nostra società e in tema OGM, può rappresentare molte figure professionali e sociali.
Domanda: "Buonasera, cosa sono gli OGM?"
Risposta: "Gli organismi geneticamente modificati sono, appunto, degli organismi ottenuti attraverso metodi del tutto innaturali come l'ingegneria genetica. Il loro utilizzo può produrre delle varianti innovative e con caratteristiche utili ma non ottimali dal punto di vista della sicurezza."
D: "Negli ultimi decenni sono sempre meno rari i casi di produzione di OGM, per quale motivo?"
R: " Dalla loro scoperta ad oggi, gli OGM hanno attratto l'interesse economico di molte società internazionali che hanno intravisto in questo settore un metodo facile e veloce per arricchirsi, riducendo, ad esempio, i rischi di un cattivo raccolto e proponendo dei prodotti con delle caratteristiche nuove."
D: " Quali sono i pro e i contro?"
R: " Ripeto, i pro sono tutti per chi commercializza questi prodotti geneticamente modificati, poiché, una volta creata la nuova "specie", è molto semplice produrla e proporla agli acquirenti. I contro riguardano invece i consumatori, che, ignari di tutto, sono sottoposti all'azione nociva degli OGM."
D: "Lei è favorevole alla produzione degli OGM?"
R: " No. Non sono favorevole perché sono degli organismi molto pericolosi per la nostra salute. Sono del tutto innaturali e la loro scoperta ha permesso solo l'arricchimento delle multinazionali. Perché ricreare dei prodotti già presenti in natura ma con delle caratteristiche che permettono una produzione più semplice e di massa? L'uomo ha sempre ricercato delle tecniche che gli permettessero di ottenere il massimo dalle proprie possibilità; probabilmente con la scoperta degli OGM ha superato la linea di demarcazione tra il beneficio ed il pericolo." [...]

Questa è una probabile opinione di chi non vede di buon occhio la sperimentazione degli OGM, e voi cosa ne pensate?
Vorrei inoltre ricordare che in questo post e in quello precedente sono riportate delle interviste del tutto inventate; ho fatto ciò per evidenziare al meglio le differenze sostanziali nel modo di avvicinarsi agli OGM da parte di favorevoli e contrari. Sono certo, ed è anche già accaduto, che in futuro incontreremo delle persone con dei pareri intermedi alle due versioni. Questo poiché l'argomento è talmente vasto e specialistico da permettere delle interpretazioni del tutto diverse.


giovedì 10 gennaio 2013

OGM: la parola all'esperto...

In questi ultimi giorni ho deciso di approfondire, attraverso diverse fonti, l'argomento degli OGM, cercando di creare una mia opinione il più personale possibile. Mi sono imbattuto in molti forum, blog o singoli utenti, ognuno dei quali propone le sue idee confutando nettamente quelle contrarie.
Per fare un po' di chiarezza, quindi, ho deciso di proporvi due ipotetiche interviste a degli interlocutori immaginari con dei pareri del tutto opposti.
Se io fossi un ricercatore di fama internazionale andrebbe più o meno così:

Domanda: "Salve dott. Pincopallino, può definirci cosa sono gli OGM?"
Risposta: "Buonasera, con l'acronimo OGM si indicano degli organismi geneticamente modificati attraverso delle tecniche di ingegneria genetica, le quali permettono di migliorare le caratteristiche fenotipiche del prodotto, inserendo o eliminando alcun elementi genici"
D: "Per quale motivo, negli ultimi anni, si sono sviluppate queste tecniche di modifica genica?"
R: "Beh, in realtà esistono molteplici OGM non propriamente detti che ormai fanno parte della nostra vita quotidiana. Per definizione, solo l'ingegneria genetica può produrre degli organismi modificati, ma in realtà l'uomo ha sempre operato una selezione artificiale su tutti i prodotti. Attraverso gli incroci e la mutagenesi, infatti, si possono ottenere delle variabili fenotipiche successivamente selezionate; l'ingegneria genetica, invece, permette di selezionare dei particolari geni da addizionare o eliminare. Il primo OGM vero e proprio può essere considerato un batterio, Escherichia coli, portatore di un gene di rana, esso ha rappresentato nel 1973 il primo passo nella produzione del primo farmaco biotecnologico, l'insulina."
D: "Quali sono i vantaggi e gli svantaggi dell'uso degli OGM?"
R: "I vantaggi sono molteplici poiché si possono creare degli organismi con delle caratteristiche speciali utili all'uomo; gli svantaggi, a mio avviso, riguardano i grandi interessi economici che si stanno concentrando in questo settore, determinando dei comportamenti scorretti che possono mettere a rischio la nostra salute. Ciò non toglie che di base gli OGM siano stati una scoperta fondamentale nel determinare uno sviluppo dell'industria farmaceutica e agroalimentare."
D: "Lei è favorevole o contrario alla sperimentazione sugli OGM?"
R: "Estremamente d'accordo, sono però necessarie delle regolamentazioni per evitare il solito Far West italiano, considerando gli interessi economici che vi sono. Non possiamo rimanere indietro in un settore che rappresenterà uno dei punti cardine della futura ricerca scientifica." [...]

Ecco il parere di un ipotetico ricercatore favorevole alle pratiche di ingegneria genetica per creare organismi modificati. Successivamente seguiremo una seconda intervista con delle risposte del tutto diverse.

martedì 8 gennaio 2013

I probiotici, oggi e domani...

Come definito dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, i probiotici sono “degli organismi vivi che, se somministrati in quantità adeguata, apportano un beneficio alla salute dell'ospite”.Questi agenti possono essere propri o aggiunti agli alimenti e, come si può notare dando una semplice occhiata agli scaffali di ogni supermercato, stanno trovando sempre maggior diffusione e consumo.
In realtà è necessario distinguere i cosidetti fermenti lattici, presenti all'interno dei vari tipi di yogurt, dai veri e propri probiotici. I primi, infatti, subiscono una notevole riduzione a contatto con l'acidità gastrica e solitamente vengono del tutto degradati; i probiotici, invece, devono resistere al pH dello stomaco, sopravvivere nel tratto gastrointestinale e non generare reazioni immunitarie da parte dell'ospite. Solo così possono essere perseguiti i benefici per la nostra salute e soddisfatte le esigenze di ogni singolo individuo.
A questa categoria appartengono diversi microrganismi, ma i più comuni sono indubbiamente i Lactobacilli e i Bifidobatteri, presenti in molti prodotti come sostanze aggiunte o come componenti originali.
Essi possono coadiuvare il metabolismo del lattosio, diventando uno "scudo" fondamentale per gli intolleranti; prevenire la diarrea da assunzione di antibiotici, rilasciando enzimi nell'apparato gastrointestinale; possono inoltre rafforzare la flora batterica già presente, migliorando la difesa contro un gran numero di infezioni. In questo modo risultano molto utili al fine di proteggere quei pazienti con una scarsa attività immunitaria, ripristinando le difese.
Negli ultimi anni, però, si stanno svolgendo degli studi che potrebbero conferire ai probiotici un ruolo ancor più importante; sono, infatti, in corso delle ricerche destinate all'utilizzo di questi prodotti nella protezione da tumori, malattie cardiovascolari e altre patologie che costituiscono dei gravi problemi sociali.
E' opportuno, però, ricordare che i probiotici appartengono a vari ceppi batterici, quindi è necessario trattare l'argomento con tutte le precauzioni del caso, evitando di minare profondamente la nostra salute andando alla ricerca di nuove cure.


sabato 5 gennaio 2013

Qual' era la dieta dei nostri antenati?

Spesso mi sono imbattuto, su diversi blog e forum, in numerosi dibattiti riguardo la dieta dei nostri progenitori; non si sa ancora bene quali siano stati gli alimenti base della nostra alimentazione e, quindi, quali siano i cibi più "naturali" per il nostro organismo; per questo motivo esistono diverse ricerche che studiano reperti fossili trovati in siti paleolitici sparsi per il mondo.
Da risultati recenti si può evincere come la dieta dell'uomo preistorico si basasse principalmente su alimenti di origine vegetale, più semplici da reperire e conservare. Questa affermazione è confermata dalla ricerca di alcuni isotopi a livello di denti fossili e utensili da "cucina" rinvenuti in numerosi siti archeologici.
Esiste una sola eccezione a questa teoria ma deve ancora trovare conferme; sembra infatti che alcuni esemplari, appartenenti al genere Homo e risalenti a circa 30000 anni fa, fossero prettamente predatori, in quanto la ricerca di residui organici sulla loro dentatura ha dato dei risultati molto simili ad alcuni animali carnivori. Alcuni studiosi cercano di correlare queste differenti abitudini alimentari all'ampliamento della scatola cranica, del cervello e quindi delle capacità intellettive, ma sono ancora da chiarire i reali bersagli della predazione e la possibilità di sporadici eventi di nutrizione carnivora.
In linea di massima, quindi, i nostri antenati consumavano molti più vegetali rispetto alle nostre abitudini; a farla da padrone, però, non erano frutta e verdura bensì bacche, radici e cereali. Il consumo di carne, invece, ha raggiunto il suo apice attraverso lo sviluppo delle tecniche d'allevamento, mentre la caccia costituiva una fonte alimentare meno frequente.
Oggi invece viviamo in una società che ci permette di scegliere gli alimenti di ogni singolo pasto, calcolare le quantità dei nutrienti a nostra disposizione o scegliere quale dieta, tra quella vegana, vegeteriana ed onnivora, intraprendere. Non bisogna, però, dimenticare da dove veniamo e prendere d'esempio le abitudini del passato, avvicinarci alla nostra storia naturale e preferire una dieta che comprenda, per almeno il 60%, prodotti di origine vegetale. I prodotti animali sono importanti, ma possono essere ridotti o del tutto sostituiti migliorando le nostre condizioni di salute ed aiutandoci a ridurre il rischio di incorrere in determinate patologie molto sviluppate nella nostra era.

martedì 1 gennaio 2013

Carne e pesce crudo, il pericolo è dietro l'angolo.

L'uomo, nel corso della sua storia, ha combattuto una guerra contro nemici invisibili capaci di colonizzare tutti gli ambienti terrestri, i parassiti. Grazie alla bonifica di diversi ecosistemi, la scoperta di farmaci essenziali e le migliorie igieniche sono state sconfitte diverse infezioni, spesso letali in passato. Non è un caso che malattie come la malaria e la leishmaniosi hanno visto ridursi il proprio areale di diffusione fino a scomparire nelle regioni maggiormente sviluppate. Negli ultimi anni, però, alcune abitudini alimentari hanno incrementato notevolmente il numero di casi di infezione da parte di alcuni microrganismi; il consumo di carne e soprattutto pesce crudo, infatti, ha aumentato il rischio di venir in contatto con parassiti appartenenti alla famiglia delle tenie e ai generi Opistorchis e Anisakis.
Il problema di questi prodotti crudi o poco cotti risiede nella presenza di larve e uova dei parassiti che non vengono "uccise" attraverso le comuni pratiche di cottura; l'assunzione di questi alimenti, quindi, rappresenta un serio rischio per quelle popolazioni che vivono in regioni del mondo nelle quali sono presenti questi microrganismi.
Ad esempio, in Italia, seppur con un incidenza abbastanza bassa, si verificano dei casi di teniosi, cisticercosi e anisakidosi. Le abitudini maggiormente scorrette riguardano l'assunzione di carne di maiale cruda o cotta "al sangue", il consumo di sushi o pesce marinato e la mancanza di informazione sui principali metodi di conservazione degli alimenti.
Vorrei sottolineare come le patologie correlate a questi parassiti solo raramente risultano essere gravi per la salute; solo a seguito di ritardi nella diagnosi e nelle cure, l'azione patogena può danneggiare gravemente l'organismo.
Per ridurre il rischio al minimo occorre, quindi, cuocere sempre questi prodotti oppure conservarli previo congelamento prima di consumarli; occorre ricordare che oltre queste normali attenzioni, alcune "categorie", come le donne in gravidanza o gli immunocompromessi, devono aumentare il loro livello di allerta per non compromettere la propria salute o quella del bambino; esistono infatti parassiti come Toxoplasma gondii che possono raggiungere il feto e causare dei gravi danni nello sviluppo, oppure, negli individui immunodepressi, passare da uno stato di quiescenza ad uno attivo, colpendo soprattutto il sistema nervoso centrale.
Non bisogna, quindi, considerare il nostro mondo totalmente libero da questi parassiti, la loro capacità di riprodursi ed adattarsi a diverse condizioni di vita li rende, infatti, il pericolo numero uno per la salute umana, poiché anche da semplici abitudini, da noi considerate innocue, possono trarre vantaggi enormi.